Difendiamo MADRE TERRA. 22 Aprile Giornata contro i Crimini Ambientali

IL MOVIMENTO NO PFAS UNITO ACCERCHIA LA MITENI
manifesto_22_aprile_def_yael_cassonDavanti alla fabbrica MITENI ,che ha provocato il più grande inquinamento delle acque d’Europa,il 22 Aprile manifesteremo la nostra rabbia circondando con una lunga catena umana la fabbrica della morte .
Contro i ritardi :
della politica, della sanità, della magistratura, dei sindacati e tutti coloro che non sono intervenuti in 40 anni e avrebbero dovuto e potuto farlo  
Per avere:
-Fonti potabili senza alcuna traccia di pfas e altri inquinanti
-Una politica che tuteli l’ambiente ,le falde acquifere,l’aria e la terra dai ” predatori-devastatori del mercato ” che hanno compromesso il futuro nostro e dei nostri figli
-La chiusura delle fabbriche della morte e la delocalizzazione delle fabbriche pericolose

IL MOVIMENTO NO PFAS UNITO 

PRESENTA

 
una grande giornata di incontro, relazioni, mobilitazione – per la prima volta centrata sul concetto di crimine ambientale – nel giorno mondiale della Terra. Attesi ospiti, associazioni, gruppi, comitati, movimenti da tutta la Regione, da varie parti d’Italia, e non solo.

Maggiori informazioni e evento facebook

“Striscia la Notizia” presenta in due puntate il libro Dipende da noi

Due puntute di “Striscia la notizia” sul libro Dipende da noi

Il programma televisivo molto noto “Striscia la notizia”, di Canale 5,  ha fatto un importante reportage sull’ultimo libro di Adriano Sella “Dipende da noi”, inerente alla proposta di come non diventare complici delle banche armate, boicottandole e scegliende banche etiche, non diventando così complici del commercio delle armi e delle guerre, che stanno generando 65 milioni di rifugiati politici.

Ecco la 1° puntata di 29 marzo

 Clicca qui per vedere il reportage

 

Striscia la notizia

 

Ecco la 2° puntata di sabato 30 marzo

Clicca qui per vedere il reportage della 2° puntata

 

Cambiamento importante: gli italiani bevono molta più acqua del rubinetto

Cambiamento importante per custodire l’acqua come fonte di vita e per celebrare la giornata mondiale dell’acqua: 22 marzo

giornata mondiale dell'acqua

L’acqua del sindaco Il 74 per cento degli italiani sceglie il rubinetto di casa: crisi e fiducia dietro la crescita

Casetta acqua

Uno degli oltre 2.000 chioschi disseminati in Italia che distribuiscono l’acqua del sindaco

 

Gli italiani stanno riscoprendo l’acqua del rubinetto. Per comodità, per il gusto e per il minore costo. Secondo una ricerca realizzata da Open Mind Research, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua (22 marzo), il 73,7 per cento della popolazione, nel corso del 2017, ha scelto l’acqua del sindaco e il 44 per cento la utilizza ormai in modo abituale. Sono percentuali che segnano un incremento di circa 10 punti in più rispetto ad appena quattro anni fa. «Siamo in presenza di un cambiamento epocale. Partivamo da zero, con gli italiani prigionieri dell’acqua minerale, e adesso ci ritroviamo con un popolo che ha modificato un suo stile di vita» commenta Lauro Prati, presidente di Acqua Italia, l’associazione delle imprese che realizzano gli impianti per il trattamento degli impianti.

E proprio gli impianti, ovvero i chioschi dell’acqua, rappresentano una delle leve del cambio di paradigma. Nel 2010 erano appena 200 in tutta Italia, adesso siamo a quota 2.021, con il 60 per cento degli impianti concentrati nelle regioni settentrionali. Come funzionano i chioschi? L’offerta ormai è molto ampia, e il cittadino può ritirare acqua naturale o gassata, refrigerata oppure a temperatura ambiente. Il costo medio è di 0,05 euro al litro, con una forchetta tra 0,03 e 0,08 euro, e diverse amministrazioni hanno scelto la strada più vantaggiosa per i residenti: acqua gratis. Con il vantaggio, per i sindaci, di una significativa riduzione dei costi per le bottigliette da raccogliere e da smaltire.

Attorno ai chioschi dell’acqua, ormai conosciuti dal 67 per cento degli italiani, si è rafforzata un’industria di filiera del made in Italy, e per la prima volta l’anno scorso sono arrivate richieste di forniture dall’estero, in particolare dalla Francia e dalla Gran Bretagna, per questo tipo di impianti. «Siamo riconosciuti come un settore all’avanguardia per innovazione e per design in Europa, e questa è un’opportunità per l’economia nazionale» dice Prati.

Ma più degli impianti, sul cambiamento nella fornitura di acqua ha pesato un altro elemento: la sicurezza, ovvero l’eclissi del pregiudizio in base al quale l’acqua del sindaco è più a rischio di contaminazioni chimiche di quella minerale. Tra i consumatori abituali, solo il 14 per cento avanza ancora qualche dubbio, mentre la stragrande maggioranza degli italiani si è convinta che i controlli dell’acqua pubblica siano anche più frequenti di quelli sull’acqua confezionata. Infine, non bisogna sottovalutare l’effetto Grande Crisi. La riduzione della spesa è uno degli indicatori più significativi della neo-sobrietà degli italiani, capaci di modificare, con spirito di adattamento, le più tradizionali abitudini alimentari. Anche in questo caso si parte da un singolare primato: un Paese molto ricco di fonti naturali si ritrova al terzo posto nella classifica mondiale dei consumi di acqua minerale, dopo l’Arabia Saudita, di fatto priva di sorgenti, e il Messico, che sconta enormi problemi di inquinamento.

Resta l’ultimo ostacolo da superare per rendere l’acqua del rubinetto il prodotto finale di un sistema efficace: l’enorme dispersione che avviene all’interno della rete idrica, ormai ridotta a un colabrodo. Secondo i dati dell’Istat, la percentuale media di acqua che non arriva ai rubinetti, e quindi neanche ai chioschi, è del 35,4 per cento, con punte che superano il 70 per in diversi comuni del Mezzogiorno. Uno spreco scandaloso che certo gli italiani, diventati consumatori affezionati dell’acqua del rubinetto, gradiscono sempre meno.  

(fonte: il quotidiano la Stampa Pubblicato il 16/03/2018 – Antonio Galdo)

Donarsi per stare bene: verità esistenziale per il bene stare sociale

Pubblichiamo l’articolo di Adriano Sella (fondatore del movimento Gocce di Giustizia) che rivela una grande verità nascosta nel mistero del Natale, la quale fa cogliere come promuovere il bene stare anche a livello sociale.

Se vuoi stare bene, impegnati nel donarti.

Una grande verità esistenziale rivelataci dal mistero del Natale.

Mi fa sempre molto pensare le testimonianze di persone, anche molti giovani, che dopo aver fatto un’esperienza di dono mediante iniziative di assistenza, di accompagnamento e di liberazione degli altri, soprattutto nei confronti dei più fragili e poveri, affermano quanto benessere hanno percepito dentro di sé e quanto bene hanno ricevuto. Possiamo affermare che nel dare la propria mano, il proprio aiuto e soprattutto la propria vicinanza e solidarietà c’è il segreto dello stare bene. Un movimento invisibile ma importante per dare senso, gusto e felicità alla propria vita.

Incredibile! Per stare bene e per essere felici bisogna dare, donarsi, offrirsi agli altri. Non tanto dando cose e aiuti, ma soprattutto donando se stessi: quello che ciascuno ha dentro e non tanto quello che possiede.

È come dare campo alla propria vita, soprattutto quando non c’è campo e sembra di non esistere perché si è disconnessi. È una vena che irrora sangue nell’organo del senso della vita, facendolo pulsare e generando gusto e felicità.

Questa verità nascosta va contro le pseudo-verità diffuse massiciamente dalla cultura contemporanea basata su un individualismo sfrenato che conduce fino al comportamento “me me frego degli altri”. Facendo concentrare tutta l’attenzione delle persone su se stesse, in una forma di mero narcisismo che da importanza solamente all’immagine, all’apparenza e all’estetica come lifting; e conducendele ad una attenziosa, come pure costosa, cura dell’esteriorità mentre nella propria interiorità sta avanzando un cancro di dimensioni molto preoccupanti che presto porterà alla morte tutta la propria vita.

Dobbiamo postarlo sui social network, dobbiamo twittarlo a tutti: è il verbo “donare” la parola chiave per dare senso e gusto alla vita, è il verbo “dare” che fa campo per far stare meglio se stessi. I care è il comportamento che genera felicità. Realtà invisibile che non si vende nei centri commerciali, ma che è il segreto della felicità umana. Ne sono convinto da molto tempo, facendola diventare una degli assi fondamentali della mia missione per i nuovi stili di vita.

Sono rimasto molto entusiasta nel trovare fondamenti esistenziali e biblici nel libro del biblista p. Ermes Ronchi: “I sentieri del senso passano per il dono, asse portante della storia di Dio. L’uomo per stare bene deve donare. Non ho più dimenticato il dialogo con una grande psichiatra, alcuni anni fa, a proposito di un amico: «se vuole che il suo amico stia bene, deve aiutarlo a “dare”. Ciò che ha e ciò che può. Perchè l’uomo per stare bene deve dare». «Perchè», obiettai, «per stare bene è necessario dare?». Mi rispose con queste parole: «Non lo so, so soltanto che questa è la legge della vita». Nel Vangelo infatti il verbo «amare» si traduce sempre con un altro verbo: «dare». Umile, concreto, semplice. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). Non c’è amore più grande che dare la vita (cfr. Gv 15,13). Il senso dell’esistenza è essere nella vita datori di vita! A uno, ad alcuni, a molti. Vivi se dai vita”.

La risposta antropologica a questo perché ce l’ha data il noto teologo della liberazione, Leonardo Boff, quando approfondisce l’importanza vitale del prendersi cura dell’altro non come atto di generosità ma come verità antropologica: “Questo significa che la cura la troviamo nella radice primaria dell’essere umano, prima ancora che egli faccia qualsiasi cosa. Ogni azione viene sempre accompagnata ed è impregnata di cura. Questo significa riconoscere la cura come un modo di essere essenziale, sempre presente e irriducibile ad altra realtà anteriore. È una dimensione fontale, originaria, ontologica che è impossibile alterare completamente. Un modo-di-essere non è un nuovo essere. È un modo dell’essere stesso di strutturarsi e di farsi conoscere. La cura fa parte della natura e della costituzione dell’essere umano. Il modo-di-essere caratterizzato dalla cura manifesta in modo concreto com’è l’essere umano. Senza la cura cesserebbe di essere umano. Se non riceve una cura premurosa dalla sua nascita fino alla morte, si destruttura, viene meno, perde il senso e muore. Se nel corso della sua esistenza non facesse con cura tutto ciò a cui mette mano, finirebbe per pregiudicare se stesso e distruggerebbe tutto ciò che gli sta attorno. Per questo la cura deve essere intesa come parte dell’essenza umana (che risponde alla domanda: cos’è l’essere umano?). La cura deve essere presente in tutto. Secondo Martin Heidegger: «L’espressione cura sta a indicare un fenomeno ontologico-esistenziale fondamentale». In altre parole: un fenomeno che è la base che rende possibile l’esistenza umana in quanto umana”.

Prendersi cura degli altri, donando se stessi nel dare soprattutto amore, solidarietà e vicinanza, significa realizzare noi stessi e generare dal profondo del nostro cuore benessere, felicità e senso della vita. Non dobbiamo però scambiare questo “dare” nell’offrire solo e appena aiuti materiali e cose, ma soprattutto noi stessi come l’espressione di amore più bella e desiderata dagli altri. È la verità che ci è stata rivelata dal mistero del Natale: un Dio incarnato per amore come dono all’umanità, raggiungendo così la pienezza del suo essere il Dio-con-noi.

Allora, se vuoi davvero stare bene impegnati nel dare amore agli altri, soprattutto ai più fragili e poveri. Donarsi è voce del verbo stare bene.

Per scaricare il pdf   Donarsi per stare bene

Guida al consumo consapevole di CIWF Italia

cover-ciwf-gc17-sito-pagina-internaCon le nostre scelte d’acquisto possiamo migliorare la vita di migliaia di animali. In un’Italia in cui la maggior parte degli animali è allevata intensivamente e il 97% dei cittadini consuma prodotti di origine animale, le scelte dei consumatori possono fare la differenza, orientando il mercato e le aziende verso sistemi di allevamento alternativi, più rispettosi del benessere animale.

La Guida al consumo consapevole di CIWF Italia cerca di supplire alla mancanza di informazioni e indicazioni chiare sul tipo di allevamento da cui provengono i prodotti animali che acquistiamo, proponendosi come uno strumento utile per leggere in modo critico e capire etichette e diciture.

Per maggiori informazioni e scaricare la guida visitare il sito: www.ciwf.it/agisci/alimentazione/guida-al-consumo-consapevole/

Serata culturale con presentazione nuovo libro su come rimuovere le cause delle migrazioni

Come rimuovere le cause strutturali delle migrazioni

Mani e scarpe Decalogoper superare il buonismo ma anche le barricate, e per consentire ai popoli di vivere in modo dignitoso e felice anche nella propria terra.

giovedì 26 ottobre 2017

alle ore 20.30

presso Salone Don Bosco Oratorio Parrocchia Sacra Famiglia e S. Lazzaro

Via p. Luigi da Palestrina 84- Vicenza

  • serata culturale con Adriano Sella (missionario laico del creato e dei nuovi stili di vita, promotore del movimento Gocce di Giustizia e coordinatore della Rete nazionale nuovi stili di vita);

  • presentazione del nuovo libro inerente al tema e contenente un decalogo.

Promozione: Parrocchia Sacra Famiglia e S. Lazzaro, Circolo Noi San Lazzaro, Movimento Gocce di Giustizia, Equipe diocesana nuovi stili di vita, Casa dei Sentieri e dell’Ecologia Integrale.

Il link di google maps per arrivare al luogo: https://g.co/kgs/KJQ9RZ

Scarica la locandina Evento presentazione libro Dipende da noi

I padroni stranieri della tavola

Latte, pane, formaggi gelati, per ultimo l’aceto balsamico. Lo shopping non è però solo a senso unico. Alcune aziende italiane, da Lavazza a Ferrero, hanno varcato i confini.

Fonte: La Reppublica 17/09/2017

Fonte: La Reppublica 17/09/2017

ROMA .La babele della tavola italiana è completa. L’ennesima vendita di un’azienda storica dell’alimentare nazionale – Acetum, leader nella produzione e distribuzione dell’aceto balsamico, alla britannica Associated British Foods – allunga la lista dei grandi marchi che non sono più italiani: la Nestlé ha inglobato la Buitoni e la Perugina, la Parmalat è della francese Lactalis, come Galbani e Locatelli, i gelati Grom sono andati alla britannica Unilever, lo spumante Gancia alla russa Tariko, i cioccolatini Pernigotti al gruppo turco Toksoz.

Persino alcune aziende di punta della produzione del Brunello di Montalcino sono andate ad imprenditori esteri. “Il cambiamento di proprietà ha significato spesso lo spostamento delle fonti di approvvigionamento della materia prima a danno dei coltivatori italiani che offrono un prodotto di più alti standard qualitativi”, rileva il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo. Eppure la novità, che emerge invece dalle rilevazioni periodiche di Kpmg, è che si sta rafforzando negli ultimi anni anche la tendenza contraria: gli italiani si espandono attraverso l’acquisto di marchi stranieri di prestigio. La “top ten” 2016 vede in testa la Lavazza, che ha acquistato il 100% della francese Carte Noire, e quest’anno ha rilanciato, diventando proprietaria dell’80% della canadese Kicking Horse Coffee.

Importante anche l’operazione Segafredo, che ha rilevato la portoghese Nuticafes. Ferrero ha acquistato i biscotti della belga Delacre, e la britannica Thortons, oltre all’americana Fannie May (cioccolatini). Negli ultimi due anni spiccano anche gli acquisti di Granarolo, molte anche le acquisizioni di Campari, tra cui l’americana Bulldog London Dry Gin e la francese Société des Produits Marnier.

“C’è anche molta Italia che va all’estero. – conferma Max Fiani, Partner Kpmg Corporate Finance – Aziende che si stanno facendo spazio in una serie di mercati, ampliando anche le categorie di vendita”. Dal 2014 al primo semestre di quest’anno le acquisizioni dall’estero nell’agroalimentare italiano sono state 56, per il valore di 1,6 miliardi, ma quelle italiane all’estero, pur essendo di meno, 30, valgono un po’ di più, 1,9 miliardi.

Un buon segnale, ma l’allarme rimane specie per prodotti che in teoria dovrebbero essere strettamente legati alle materie prime e al territorio italiano, come le dop e le Igp. E se le dop sono tutelate da disciplinari rigidi, ammonisce Coldiretti, le Igp hanno una regolamentazione molto più flessibile: “In moltissimi di questi casi la nuova proprietà nel tempo tende a sostituire il prodotto italiano con uno equivalente di altri Paesi, e da qui si è arrivati anche alla chiusura di stabilimenti. Ma anche quando questo non accade, il rischio per la qualità dei nostri prodotti è notevole. Se si tratta di Igp, come nel caso dell’aceto balsamico, il legame con il territorio non è automatico, e neanche adeguatamente garantito dal disciplinare Ue. È per questo che noi ci stiamo battendo per ottenere questo tipo di garanzia, l’origine territoriale obbligatoria, almeno per i prodotti più tipici del Made in Italy”.

17/09/2017 di Rosaria Amato  –  Repubblica.it

Nuovo scandalo negli Usa: la guerra sporca di Monsanto al biologico

Un piano ben orchestrato e finanziato per attaccare il biologico, screditarlo, istillare nei consumatori la sensazione che sia un bluff.

È quello messo in atto nel 2014 dai dirigenti di Monsanto, il principale fornitore mondiale di pesticidi e di semi geneticamente modificati. Lo scandalo, emerso in questi giorni, descrive come – ancora una volta – le multinazionali abbiano messo le mani sulla scienza per i loro poco confessabili interessi.

Lo studio “indipendente” che svela il bluff del bio
I fatti. È l’aprile 2014 quando esce il rapporto di 30 pagine di Academics Review, descritto come “una non-profit guidata da esperti accademici indipendenti in agricoltura e scienze alimentari”. Il gruppo svela che i consumatori sono stati ingannati, hanno speso più soldi per il cibo biologico a causa di pratiche di marketing ingannevoli da parte dell’industria del bio .
I titoli di stampa seguono a ruota: “Il bio smascherato” (Brownfield News) e “Industria bio, che boom per ingannare i consumatori” (Food Safety Tech News.

I risultati sono stati “approvati da un gruppo internazionale di scienze agricole indipendenti, scienze alimentari, esperti economici e giuridici di rispettate istituzioni internazionali”, assicura il comunicato stampa del gruppo.

Per eliminare ogni dubbio sull’indipendenza, il comunicato stampa conclude con questa nota: “La revisione degli accademici non ha alcun conflitto di interesse associato a questa pubblicazione e tutti i costi sono stati pagati con i nostri fondi generali senza alcuna specifica influenza o direzione del donatore “.

Ciò che non è mai stato menzionato nella relazione, nel comunicato stampa o sul sito web è che a partecipare alla raccolta fondi per Academics Review, ha collaborato Monsanto che ha anche definito la strategia, discusso i piani per nascondere i finanziamenti dell’industria, secondo quanto svelano le e-mail ottenute grazie alla legge che garantisce il diritto alla conoscenza statunitense, il Freedom Act.

Criticare il bio per magnificare gli Ogm
I motivi di Monsanto per attaccare l’industria bio? Semplici: i semi e le sostanze chimiche di Monsanto sono vietati dall’uso nell’agricoltura biologica e gran parte della messaggistica di Monsanto è che i suoi prodotti sono superiori agli organici come strumenti per incrementare la produzione alimentare globale.

Flash Mob per celebrare la giornata mondiale per la cura del creato

Flash Mob
per celebrare la giornata mondiale per la cura del creato

Venerdì 1 settembre 2017
Piazza dei Signori a Vicenza, sotto la Basilica Palladiana
dalle 19.30 alle 20.30

Flash Mob 1 settembre 2017_1

Verrà realizzato un mosaico con i brani dell’enciclica Laudato si’,
attorno allo striscione dei nuovi stili di vita e il globo.

Ci sarà la lettura di diversi brani della Laudato si’,
concludendo con la preghiera proposta dall’enciclica.

N.B. Sollecitiamo a portare una frase dell’enciclica in un foglio A4
(con caratteri grandi) da condividere e per formare il mosaico.

(in caso di pioggia ci metteremo sul porticato della Basilica Palladiana)

Vi aspettiamo.

Rete nuovi stili di vita

Locandina (PDF)