Vogliamo condividere questo brano di Adriano Sella,
dove descrive che la vera maturità umana viene raggiunta mediante la tenerezza.
La tenerezza è la maturità umana,
ma è anche il cuore di Dio e delle sue creature
Da diverso tempo mi ritrovo pienamente nella corrente del pensiero che crede fermamente nella seguente verità: il profondamente umano e anche profondamente cristiano, e viceversa.
Oggi, soprattutto nei paesi occidentali, constatiamo sempre più frequentemente che abbiamo riempito la vita della gente di tanti oggetti e cose, ma l’abbiamo impoverita di relazioni umane fatte di cura e di custodia gli uni verso gli altri. Abbiamo sempre più un mondo ebbro di consumi, come ha dichiarato papa Francesco nella notte del Natale 2015, ma purtroppo sempre più povero di tenerezza. Questa corsa alla ricchezza economica e al consumismo compulsivo è generatrice di violenze: conflitti, odi, chiusure, indifferenze e guerre. Mentre, come ci ricorda Jean Vanier, nel suo ultimo libro Chi risponde al grido?, è la tenerezza il contrario della violenza. Il fondatore della comunità Arca, facendo un elogio della tenerezza, riporta nel suo libro la testimonianza di uno psichiatra, con cui ha lavorato insieme: “Non era credente, ma era profondamente umano. Un giorno sono andato a trovarlo e gli ho chiesto: “Secondo te, che cos’è la maturità umana?. E lui mi ha risposto: “è la tenerezza”. Perché la tenerezza è l’opposto della violenza. É un atteggiamento del corpo: degli occhi delle mani, del tono di voce (…). Consiste nel riconoscere che l’altro è bello e nel rivelarglielo. Ma con il nostro corpo, attraverso la nostra maniera di ascoltarlo, le parole che gli rivolgiamo”. Jean Vanier scrive anche nel suo libro: “Gesù è venuto ad insegnarci la tenerezza. È l’atteggiamento che permette di accogliere l’altro e di vivere in relazione con lui”.
Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium scrive: “Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza“ (n. 88). Sottolineatura presente anche nel numero 270 nell’esprimere che conoscere la forza della tenerezza è volontà di Gesù, perché “ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita” (n. 274). Il papa ci invita poi, nel 279, ad imparare a riposare nella tenerezza delle braccia del Padre. Infine, ritorna a sottolineare la forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto, guardando a Maria, e sostenendo, sempre nello stesso numero 288, che la tenerezza non è la virtù dei deboli ma dei forti.
Nell’enciclica Laudato si’ ci rivela come l’amore di Dio che si manifesta nel Creato è la tenerezza di Dio. Dichiara il n. 77: “così, ogni creatura è oggetto della tenerezza del Padre, che le assegna un posto nel mondo“. La tenerezza è, secondo l’enciclica, la dimensione del cuore che genera un “autentico sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura” (n. 91). Papa Francesco, nel 220, parla di una conversione che comporta una cura piena di tenerezza. E poi presenta la figura di San Giuseppe come un uomo giusto e forte con grande tenerezza, sottolineando che “la tenerezza non è propria del debole ma di chi è forte ed è un atteggiamento fondamentale per proteggere questo nostro mondo che Dio ci ha affidato” (n. 242). Inoltre, papa Francesco, nelle due preghiere finali dell’enciclica, ci rivela che tutto quanto esiste è circondato dalla tenerezza di Dio e che tutte le creature sono colme della presenza e della tenerezza di Dio. Infine, non si può dimenticare l’immagine della carezza che il papa dipinge: “Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio“ (n.84).
Papa Francesco ci parla dell’importanza della tenerezza anche nelle sue omelie. Infatti, nella Messa della notte di Natale del 2014 ha esclamato: “Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di Dio”.
Questa tenerezza deve manifestarsi nel quotidiano mediante scelte e atteggiamenti di affetto, di prossimità e di vicinanza, come sottolinea il teologo Josè Frazao Correia nel suo libro La fede vive di tenerezza, dove presenta la teologia del quotidiano perché tutti questi gesti di tenerezza e di affetto possono essere profondamente spirituali se esprimono un legame con gli altri. Inoltre, il teologo dichiara che l’esperienza fondante e fondamentale è quella del sapersi amato dall’amore vivo e vivente di Dio, ma questa fede si nutre di concretezza, altrimenti rimane astratta, ossia contiene una verità esistenziale che ha una risonanza affettiva per tutti: “attraverso l’affetto si vive affettuosamente legati: l’amato alla sua amata, il figlio al padre e alla madre, l’amico all’amico. L’affetto è il legame della relazione giusta, di quella che si genera e si alimenta dalla fiducia sentita e conosciuta, accolta e ricambiata”. Vivendo così, sottolinea il teologo, l’affetto di Dio Padre e di Gesù per noi, ricevuto e ricambiato. Ecco perché la fede è affetto.
Credo fermamente a questa realtà della tenerezza come la forza di cura e di custodia più grande che abbiamo e che possiamo vivere, perché è il cuore di Dio e di ogni sua creatura.
Voglio viverla anche affrontando derisione, pregiudizio, incomprensione ed emarginazione. Non posso vivere senza la tenerezza perché è anche il mio cuore come creatura di Dio, per poter creare legami esistenziali ed essenziali verso tutte le altre creature e verso Dio Padre e Madre.
Adriano Sella
(missionario del creato e dei nuovi stili di vita)
e-mail: adrianosella80@gmail.com web: www.contemplazionemissione.wordpress.com
Queste parole mi riscaldano il cuore e mi spingono ad essere ogni giorno piu attento nelle mie relazioni verso tutto ciò che mi circonda.
Grazie